Guida agli affitti: ecco come pagare le tasse su Airbnb
Chi non conosce Airbnb? Questo portale in cui si incontrano domanda e richiesta di affitti brevi è ormai divenuto un vero e proprio gigante della sharing economy, che conta milioni di iscritti in tutto il mondo. Chiunque gestisca una casa vacanze o disponga di uno spazio extra da affittare, può sfruttare le tante opportunità offerte da questa piattaforma per pubblicizzare la propria struttura e ottenere un buon guadagno. Per lo stesso appartamento, gli introiti percepiti sono variabili essendo influenzati dai periodi di alta e bassa stagione. La somma che finisce in tasca all’host non è quindi sempre la stessa ogni anno, l’unica cosa certa è che su quanto riscosso è necessario pagare delle imposte così come sulla tassa di soggiorno nei comuni, dove è richiesta. Proviamo a fare chiarezza sulle tasse su AirbnB.
Chi paga (e chi no) la tassa di soggiorno?
La materia in fatto di fisco potrebbe essere complicata, per questo se sei un host assicurati di conoscere bene cosa e quanto devi pagare. Ecco come funziona Airbnb in fatto di tasse di soggiorno:
- Il portale riscuote e versa automaticamente per conto tuo ogni volta che un ospite paga la prenotazione.
- Il servizio non è però attivo ovunque: se il tuo appartamento si trova in un comune che non è coperto dovrai essere tu a riscuotere manualmente la tassa di soggiorno dagli ospiti.
- Quando le tasse su Airbnb vengono pagate automaticamente il tuo compenso resta immutato e cioè lo riceverai senza i costi del servizio.
- Le tasse riscosse in fase di pagamento potrebbero essere solo quelle regionali e non quelle locali: sta a te assicurarti che tutto avvenga in regola.
- Per sapere se Airbnb può occuparsi della riscossione della tassa di soggiorno devi controllare il tuo annuncio cliccando sulla sezione “imposte e leggi locali”, se questa è assente la tua zona non è coperta dal servizio. Troverai l’elenco delle tasse riscosse nella sezione relativa ai guadagni lordi.
A chi rivolgersi per le tasse su Airbnb?
Una sentenza del TAR Lazio, la n.2207 del 18 febbraio 2019, ha disposto che le tasse su Airbnb riscosse dalla piattaforma dovranno essere anche quelle relative alla cedolare secca per le locazioni brevi, pari a una ritenuta del 21% sui canoni percepiti. La pronuncia dei giudici è arrivata in seguito a un ricorso, presentato dalla stessa Airbnb, che si è dichiarata contraria a questa novità che è prevista nella legge di bilancio 2019, anche se è stata approvata dal Governo Gentiloni nel 2017 per contrastare l’evasione fiscale sugli affitti brevi.
Quindi sarà direttamente il portale a riscuotere la cedolare secca sugli affitti degli host? Fino ad oggi il team di Airbnb si è rifiutato di farlo presentando un successivo ricorso al Consiglio di Stato. Sembra però che Airbnb abbia raggiunto un accordo con l’Agenzia delle Entrate impegnandosi a trasmettere tutti i dati sugli affitti brevi.
Come avrai capito, guadagnare con Airbnb è possibile, ma le imposte da pagare sull’affitto percepito sono diverse, variano a seconda delle località e le ultime disposizioni in materia potrebbero cambiare l’attuale sistema. Se non vuoi correre il rischio di diventare un evasore, oppure di pagare due volte la stessa tassa, la cosa più saggia che puoi fare è rivolgerti a una società specializzate nella gestione di affitti brevi e medi come Beesprint a cui delegare la gestione dell’appartamento e dei relativi annunci su Airbnb.